Una grande sfida: invertire l’attuale tendenza dello sfruttamento delle testimonianze rurali (architettoniche e territoriali) al solo scopo di favorire lo sviluppo turistico
ICOMOS ed UNESCO pongono grande enfasi sulle piccole comunità rurali e sulla loro integrazione nel turismo culturale. In particolare, le testimonianze agricole sparse nel territorio e connesse alle attività agricole (produzione, stoccaggio, trasporto locale) rappresentano una grande opportunità di integrare tale patrimonio allo sviluppo del turismo culturale. Cibo sano, metodi tradizionali di produzione alimentare, conoscenze tradizionali di elaborazione, stoccaggio e trasporto dei prodotti agricoli, sono tutti aspetti di grande attualità che ICOMOS pone in primo piano nella 18a Assemblea Generale che si tiene in questi giorni a Firenze, con il “Symposium Heritage and Landcapes as Human Values”.
Tuttavia, queste testimonianze, spesso, sono sfruttate prevalentemente per produrre turismo, con risultati discutibili ed impatto negativo sull’ambiente e sulla nostra vita quotidiana.
Quali sono le cause di tale impatto negativo? Possono essere riassunte in due prevalenti categorie: eccesso di fruizioneo al contrario, caduta di fruizione,con conseguente caduta sia del loro valore sociale che del loro ruolo attivo nel presente.
Ma fruizione è anche coinvolgimento e quindi compartecipazione e recupero dei valori universalmente riconosciuti in essi, cioè, la tutela è l’unica filiera della fruizione e valorizzazione.
La tavola rotonda che la Confederazione CICOP Net ha promosso all’interno del seminario dell’ICOMOS di Firenze e di quello del 3gA di Pistoia, vuole lanciare una grande sfida -che speriamo possa produrre idee e soluzioni ad hoc- e cioè, che il turismo stesso possa venire a soccorso delle risorse territoriali e non viceversa. Tanto più quanto queste risorse sono ancora oggi capaci di produrre benessere e migliorare la qualità della nostra vita.
In questa Tavola Rotonda di discussione, non vogliamo denunciare errori commessi nel passato, quando luoghi e manufatti agricoli sono stati sfruttati allo solo scopo di produrre turismo; per questo aspetto, da oltre un decennio, stiamo promuovendo un seminario internazionale che si svolge biennalmente in vari paesi del mondo, proprio dal titolo “Rischi e Rimedi”, che evidenzia in particolare “l’importanza dei luoghi” ed è arrivato alla sua sesta edizione che si celebrerà l’anno prossimo a San Paolo, in Brasile. Nostra intenzione invece è quella di proporre rimedi, sulla base della documentazione già raccolta e delle idee che potranno scaturire, speriamo, in questo dibattito aperto a tutti.
In Italia e in tutti i paesi dei Balcani, vi è una vasta gamma di tali testimonianze rurali, spesso con caratteristiche che sono comuni nei vari paesi; cito come esempio i terrazzamenti agricoli delle Cinque Terre in Liguria, le ex Masserie della Puglia e i depositi di tabacco in Thrace, Grecia. Esempi che saranno trattati tra gli altri dai relatori che ci onorano della loro presenza in questa Tavola Rotonda.
Si tratta spesso di testimonianze che attirano il turismo, ma che, attraverso la manipolazione a favore dello sviluppo turistico, hanno perso i loro valori intrinsechi, cioè quei valori che le hanno rese attraenti agli effetti del turismo e che le hanno consentito di essere trasmesse fino ai nostri giorni. Ad esempio iterrazzamenti delle Cinque Terre che rappresentano un’opera titanica e secolare dell’uomo che ha piegato la natura ai suoi bisogni, sostituendo pazientemente i fitti boschi originari con terrazzamenti per la coltivazione dell’uva per una lunghezza di 6.729 km.
Questi terrazzamenti liguri, realizzati con muretti a secco, erano e sono ancora oggi destinati alla coltivazione dell’uva, e non solo hanno contribuito in maniera decisiva alla stabilità idrogeologica dei versanti e dei centri abitati sottostati ma hanno anche creato un paesaggio unico al mondo. Tuttavia, l’attrattiva turistica non è stata sufficiente per salvare questo prezioso biosistema: al contrario, ha prodotto un progressivo abbandono dell’attività agricola per la quale erano realizzati, con conseguente degrado ambientale e franamenti gravissimi che hanno coinvolto anche gli abitati sottostanti.
Permettetemi di aggiungere brevemente alcune considerazioni personali sul tema.
Noi dobbiamo proteggere questi paesaggi di squisita bellezza o di rilevanza tecnico/scientifica e ambientale perchè, in milioni di anni, l’umanità, vivendo ed evolvendosi in ambienti naturali,è entrata in sintonia con la bellezza e la biodiversità della Natura. Inoltre, ogni paesaggio agricolo modellato nei secoli dall’uomo per soddisfare i suoi bisogni, incorpora una serie di informazioni pratiche, sociali e tecniche che noi abbiamo veramente bisogno di conoscere e seguire come esempi da rispettare. Si tratta in fondo di estendere il concetto di monumento oltre il grande manufatto, sino ai metodi tradizionali produttivi e agli oggetti di utilità del passato, concetto che non è universale, ma che potrebbe contribuire ad alimentare una durevole quanto necessaria coesione sociale. E’ mia opinione, in conclusione, che queste esigenze, siano molto più importanti per l’uomo contemporaneo di quanto si è soliti credere. Tanto più, perché, questa categoria che io indico come “monumenti altri”, offrono anche numerose altre e più tangibili gratificazioni, come appunto l’aumento delle entrate grazie all’industria turistica.
Vorrei ringraziare dell’opportunità che ci viene offerta di partecipare a questo seminario del 3gA organizzato dal nostro Segretario Generale, Arch. Paolo Caggiano ed in particolare ringrazio il Sig. Sindaco e l’Assessore alla Cultura della Provincia che ci onorano con la loro partecipazione attiva, e i Colleghi che vengono da paesi lontani (Bosnia, Grecia, Iran e Brazile), e dalla Toscana e Puglia.
Nina Avramidou
13 Novembre 2014